Un giorno imprecisato degli anni Settanta, un gruppo di giovani fascisti della sezione del Msi del quartiere Balduina, noto quartiere della destra romana, fanno irruzione al liceo Dante, vicino al Tevere, dalle parti di Castel Sant’Angelo. Era sabato. Angelo Conti detto Sigaro (chitarrista e il frontman morto nel 2018) lavorava in cantiere, anche se era poco più che un ragazzino. Ma si trovava lì, perché al Dante c’era la ragazza che frequentava, e aiutò a respingere l’attacco del gruppo capeggiato da Roccia. Fu ferito alla testa e andò a farsi medicare. Dovette dare il suo nome, che il giorno dopo uscì sui giornali. Qualche mese dopo i fascisti attaccarono il liceo Tacito, in via Giordano Bruno, non troppo lontano dal Dante. Si erano appuntati ben bene il nome che avevano letto sul giornale. Furono respinti anche in quell’occasione. Lui era al lavoro, in cantiere. Ma quando si trattò di fare i nomi, qualcuno fece il suo. Fu accusato di aver accoltellato uno degli aggressori. Fu arrestato e portato a Casal del Marmo, il carcere minorile di Roma. Vi restò vari mesi, fino a quando qualcuno si decise a verificare il suo alibi e a scagionarlo da tutte le accuse. Con noi a Jailhouse Rock è stato Alessio Amorati detto Amos dei Magenta#9, che il mese scorso hanno vinto il Festival Sanremo Rock con il brano Non si può, il cui video è un animazione ambientata all’interno del carcere bolognese della Dozza in stile Jailhouse Rock!
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Il 18 ottobre 1977 a Vienna Ritchie Blackmore, prima e dopo chitarrista dei Deep Purple, sta suonando sul palco della Stadthalle. Sale una ragazza, sventola un foglietto che ha in mano, probabilmente qualche frase di ammirazione per la band. Lui la guarda. E poi vede l’uomo, dietro di lei. È l’agente responsabile di sala. Colpisce la ragazza con un manganello. Non può passarla liscia, pensa il chitarrista. Allunga la gamba, è questione di un attimo. L’agente cade. C’è del sangue. Accidenti, pensa il chitarrista. Non era quello che intendeva fare. Alla fine del concerto, i compagni di band lo nascondono in una cassa di legno che serve a trasportare i tamburi. Smontano il palco, lo chiudono lì dentro e fanno per imboccare l’uscita con tutta la processione di uomini e strumenti. Ma l’agente responsabile di sala è furioso. Quel calcio gli ha rotto una mandibola. Tutte le uscite sono presidiate dalla polizia. I poliziotti hanno con sé i cani, che abbaiono e fanno aprire la cassa. È così che finì in galera. Con noi a Jailhouse Rock il giornalista Nello Trocchia ha raccontato della sua inchiesta sui violenti pestaggi che sarebbero avvenuto lo scorso aprile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
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Il 25 maggio 2020 a Minneapolis George Floyd è morto per il ginocchio di un agente di polizia schiacchiato sul collo. Il 4 febbraio del 1999 a New York un altro uomo di colore è morto trivellato di colpi partiti da pistole in mano di agenti. Si chiamava Amadou Diallo e alla sua storia il Boss ha dedicato la canzone American skin (41 shots), un brano che susciterà molte reazioni. Con noi in questa prima puntata dell’undicesima stagione di Jailhouse Rock a parlare di Bruce Springsteen e di molto altro è stato Andrea Scanzi.
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La nostra storia comincia da un lavoratore. Un alacre lavoratore. Un instancabile lavoratore. Uno che non perdeva certo tempo a pettinare le bambole. Ne aveva di cose da fare il detective Norman Clement Pilcher. Ne aveva di persone da arrestare. Era considerato un vero duro, il detective Pilcher. Il duro detective Norman Clement Pilcher, della squadra narcotici di Sua Maestà britannica, non amava i ragazzi con i capelli lunghi che si drogavano. Come tutti i poliziotti duri, utilizzava metodi non proprio legali. Poteva contare su una squadretta di informatori che si infiltrava nei quartieri della Londra beat. Iniziò ad arrestare i miti del rock a uno a uno: Donovan, Brian Jones, Keith Richards, Eric Clapton, Mick Jagger. E ben due dei Beatles. Ma dei duri è bene diffidare. Troppo spesso nascondono qualcosa di marcio. Non sono quasi mai puliti fino in fondo. E l’irreprensibile sergente Pilcher, quello che amava metter manette e comparire sui tabloid, l’8 novembre del 1972 venne a propria volta arrestato con l’accusa di aver ostacolato il normale corso della giustizia. Davanti a un giudice, aveva testimoniato il falso. Nel settembre ‘73 fu condannato a ben quattro anni di carcere. Più di quanti ne abbiano scontati collettivamente tutti i rockers da lui arrestati nella sua carriera. Ai microfoni di Jailhouse Rock, Ricky Gianco ha raccontato l’incontro con i Beatles, da lui cantati in italiano in Cambia tattica, cover di From me to you.
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Il carcere napoletano di Poggioreale è forse il carcere più noto d’Italia. Per la sua storia, per i suoi problemi, per le sue difficoltà. Nel carcere ci sono oggi più di duemila detenuti. È il più grande d’Italia quanto a numero di abitanti. In realtà ne potrebbe ospitare circa 1.600. Se esci dal carcere e giri a destra, in pochi minuti a piedi ti ritrovi davanti a un grande parco. Nel parco c’è il cimitero di Poggioreale. Il cantante Patrizio Esposito si trova lì, sepolto in quel cimitero a pochi passi dal carcere. Il carcere lo ha cantato tante volte nelle sue canzoni. Sulla lapide leggiamo una frase del poeta Vittorio Annona: “Un grande artista è figlio di Dio. Non muore mai ... Mai più! Tu, figlio della canzone, scugnizzo della canzone. Napoli, tu cantavi, ora Napoli canta a te”. Aveva ventiquattro anni quando è stato trovato morto per overdose nel quartiere Barra di Napoli. Con lui e con altri grandi cantanti che hanno dato voce a canzoni di malavita napoletana siamo stati in questa puntata di Jailhouse Rock. Ospite della puntata Daniele Sanzone degli ‘A67, che lo scorso 24 febbraio hanno pubblicato l’album Naples calling.
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L’11 ottobre del 1991, dopo una cena con il suo manager in un ristorante di West Hollywood, le mani di Billy Idol, e con loro i pesanti anelli che amava indossare alle dita, colpirono senza motivo il volto di una delle due donne che si erano offerte di dar loro un passaggio in macchina. Gli anelli ferirono la donna e le procurarono una commozione cerebrale. Non c’era alcuna ragione per aggredirla. Ma Billy Idol aveva bevuto un po’ troppo, così il giudice che lo condannò a due anni di probation e a una multa di 2.700 dollari gli impose anche di realizzare un annuncio per il servizio pubblico nel quale doveva raccontava le conseguenze delle droghe e dell’alcol che lui tanto bene conosceva. Con noi oggi a Jailhouse Rock è stato il giornalista e disegnatore Vauro, che nei giorni scorsi è venuto a trovare la redazione del Giornale Radio dal Carcere a Rebibbia insieme a Massimiliano Minnocci, detto Brasile, con il quale tempo fa ha avuto un duro scontro televisivo. Vauro ci ha raccontato come e perché da quello scontro è potuta nascere un’amicizia, in una bella riflessione sulle colpe sociali di troppi stereotipi.
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Eminem sospettava che sua moglie Kim, sposata varie volte e altrettante volte divorziata, lo tradisse. Il 3 giugno del 2000, piombato a casa del suo amico Gary, gli chiese di accompagnarlo nel locale dove sapeva di trovarla l’Hot Rocks Cafè. Ed effettivamente non si può dire che non avesse visto giusto… la donna stava baciando un altro uomo, John Guerra. Eminem gli puntò un fucile alla testa. Come emerse in seguito, era scarico. I due cominciarono a picchiarsi. Il fucile cadde a terra. L’amico lo afferrò. Quando arrivò la polizia sostenne di esserne il proprietario. Ma lui disse che no, che il fucile apparteneva a lui. Entrambi furono arrestati. Un terzo uomo, probabilmente un fan del cantante che voleva aiutarlo, sostenne di essere lui: prendete me, lui non è lui, io sono lui. Creò confusione. Arrestato anche lui.
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Intorno al 1202 Perugia e Assisi entrano in guerra. Il teatro della battaglia è la località di Collestrada. Perugia vince la guerra. Colui che diventerà San Francesco d’Assisi, e che aveva combattuto per la sua città, viene fatto prigioniero. Per circa un anno resta incatenato in quella che oggi è la Loggia dei Lanari a Perugia. Negli anni successivi all’uscita dal carcere, Francesco si convertì e fondò l’ordine che porta il suo nome. Facciamo un salto in avanti nel tempo di circa 500 anni. Il 5 novembre del 1715 a Nicosia, in provincia di Enna, nasce Filippo Giacomo Amoroso, poi noto come San Felice di Nicosia. Il 23 ottobre del 2005 Papa Benedetto XVI lo ha canonizzato. San Felice è stato un frate cappuccino, ordine della famiglia francescana, ispirata all’ex soldato e detenuto San Francesco d’Assisi. In occasione della canonizzazione di San Felice, Angelo Branduardi ha tenuto alcuno concerti nella cittadina di Nicosia. Uno di questi fu nella Casa Circondariale della cittadina ennese, un carcere che nel 2014 è stato chiuso. Alla vita di San Francesco d’Assisi nel 2000 Branduardi aveva dedicato l’album L’infinitamente piccolo. Con noi a Jailhouse Rock è stato Livio Ferrari, musicista e fondatore del Centro Francescano di Ascolto che opera nel carcere di Rovigo.
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