Il 28 marzo 1982, nel terzo anniversario del disastro nucleare di Three Mile Island, manifestanti antinuclearisti da tutti i luoghi stanno arrivando a Los Angeles. C’è anche lui. La polizia ha dispiegato ingenti forze nella città. Ci sono posti di blocco ovunque. Lui, un hippy fin dal giorno della nascita, arriva con la sua macchina presso un posto di controllo e la polizia lo ferma. Gli dice di scendere, riconosce di chi si tratta, gli fa una prova antidroga estemporanea e lo trova sotto l’effetto di cocaina. Gli agenti gli prendono la macchina, la perquisiscono e vi trovano un po’ di eroina e un po’ di cocaina, non quantità immense. E poi ci trovano una pistola. Rimangono basiti. Un agente la prende, se la rigira tra le mani, la guarda. Qualcosa non gli quadra. E allora gli chiede: ma perché un pacifista si porta con sé in macchina una pistola? “John Lennon, man….”, risponde. John Lennon. Questo è stato l’incubo che lo ha accompagnato da quel giorno del dicembre ’80 in cui Lennon è stato sparato in mezzo alla strada.
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Apriamo sulla grande voce di Aretha Franklin, che ci ha lasciati lo scorso agosto, questa nona stagione di Jailhouse Rock. A Detroit, dove Aretha Franklin è andata a vivere da bambina, nell’estate del 1969, in un parcheggio, viene arrestata per turbamento dell’ordine pubblico. Non è chiaro cosa stesse accadendo. Era il periodo nel quale Aretha stava divorziando da suo marito Ted White, che le faceva anche da manager, e forse questo c’entrò qualcosa nell’episodio che portò al suo arresto. Con noi a Jailhouse Rock è stato Alessio Cremonini, regista del film "Sulla mia pelle", che racconta gli ultimi sette giorni di vita di Stefano Cucchi.
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La nostra storia di oggi parte da un lavoratore. Un alacre lavoratore. Un instancabile lavoratore. Uno che non perdeva certo tempo a pettinare le bambole. Ne aveva di cose da fare il detective Norman Clement Pilcher. Ne aveva di persone da arrestare. Era considerato un vero duro, il detective Pilcher. Ma dei duri, però, è sempre bene diffidare. Il duro detective Norman Clement Pilcher, della squadra narcotici di Sua Maestà britannica, non amava i ragazzi con i capelli lunghi che si drogavano. Come tutti i poliziotti duri, utilizzava metodi non proprio legali. Poteva contare su una squadretta di informatori che si infiltrava nei quartieri della Londra beat. Iniziò ad arrestare i miti del rock a uno a uno: Donovan, Brian Jones, Keith Richards, Eric Clapton, Mick Jagger. E ben due su quattro dei favolosi Beatles, ai quali vogliamo dedicare questa puntata conclusiva della stagione di Jailhouse Rock. Ma dei duri è bene diffidare. Troppo spesso nascondono qualcosa di marcio. Non sono quasi mai puliti fino in fondo. E l’irreprensibile sergente Pilcher, quello che amava metter manette e comparire sui tabloid, l’8 novembre del 1972 venne a propria volta arrestato. L’accusa era quella di aver ostacolato il normale corso della giustizia. Davanti a un giudice, aveva testimoniato il falso. Aveva spergiurato. Il processo durò quasi un anno. Nel settembre ‘73 il sergente fu condannato a ben quattro anni di carcere. Più di quanti ne abbiano scontati collettivamente tutti i rockers da lui arrestati nella sua carriera.
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Alle due e venticinque di pomeriggio del 13 giugno 2005, la giuria della Corte Superiore dello Stato della California ha letto la sentenza. Michael Jackson è stato assolto da tutti e 14 i reati per i quali veniva giudicato. Il mandato di arresto nei suoi confronti era stato spiccato il 19 novembre del 2003. Il giorno prima ben 70 poliziotti avevano perquisito il suo Neverland Rach. Un dispiegamento di forze degno di uno stato di guerra. Immediatamente lui, che si trovava a Las Vegas per la registrazione di un video, tornò a Santa Barbara per costituirsi. Fu prelevato dalla polizia all’aeroporto e condotto in carcere. Quando scese dalla macchina trovò una folla ad accoglierlo, che assistette al suo ingresso nell’edificio con le mani ammanettate dietro la schiena. Mai tanti giornalisti avevano seguito un processo penale. Arrivarono da tutte le parti del mondo. Fuori del tribunale se ne contarono più di 2.000. Riportavano con fervore le bugie dell’accusa, nascondendo o trasformando le inconfutabili prove a difesa del cantante. Era il processo del secolo, e certo non si potevano sacrificare copie vendute in nome della verità. Con noi a Jailhouse Rock è stato il cantante Alberto Camerini, che negli anni di Thriller e di Bad portava in Italia il suo pop rock.
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Il 20 marzo del 1968 in una casa immersa nel Topanga Canyon nella Contea di Los Angeles fa irruzione la polizia e arresta Eric Clapton e vari membri dei Buffalo Springfield tra cui Neil Young. Forse era stata chiamata da un vicino disturbato dalla musica ad alto volume, forse era un tranello che si preparava da tempo. Il road manager dei Buffalo Springfield era Chris Sarns. Il road manager ha il compito di occuparsi degli aspetti organizzativi. E qui c’era da organizzare in fretta la sparizione della marijuana! Tutti passarono al povero Sarns ogni sostanza illecita che era presente nella stanza. Sarns si precipitò in bagno. Gettò tutto nel water e tirò lo sciacquone. I poliziotti gli corsero dietro. Arrivarono appena in tempo per vedere la sostanza riemergere dalle acque avvolta in un mulinello che si faceva sempre più lento. Lo sciacquone non aveva funzionato a dovere. Sarns sedeva impotente vicino al water seguendo con gli occhi quel volteggiare. Con noi a Jailhouse Rock è stato Gian Pieretti, che nel suo album Cianfrusaglie uscito alla metà degli anni ’70 ha cantato Canada, cover di Harvest di Neil Young, una delle pochissime cover in italiano dell’artista canadese.
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Un’esistenza senza freni, una moderna icona del rock maledetto, alcol ed eroina, oltre venti volte arrestato a causa della tossicodipendenza e della vita sregolata. Nell’agosto del 2006 mette all’asta il suo vecchio kit da eroinomane. Voleva simbolicamente fissare quella che sperava essere la sua uscita dal mondo della droga. Ovviamente non rimase che un simbolo. Il prezzo era valutato attorno ai 900, ma l’asta partiva da soli 100 euro.
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Lungo tutto il decennio ‘70 De André fu controllato e schedato in maniera del tutto illegale, è controllato e schedato da polizie, prefetture, questure. Le schedature partono dall’indomani della strage di piazza Fontana, nel dicembre del 1969, quando si parla di un “ligure, universitario a Milano, filo cinese, noto cantautore e contestatore”, e arrivano al 1979, quando il fascicolo dove sta il suo nome è intitolato “Brigate Rosse, varie”. Il bel libro dello storico Mimmo Franzinelli dal titolo Rock & servizi segreti ricostruisce nei dettagli questa e molte altre storie.
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Il 13 dicembre del 2003, il frontman della band Jason Stollsteimer ha avuto una colluttazione con Jack White, del duo degli White Stripes, che un grande ruolo ha giocato nella storia dei Von Bondies. Siamo nel Magic Stick, un locale di Detroit. Il 9 marzo 2004 Jack White si dichiarerà colpevole davanti ai giudici. Eviterà il carcere, ma verrà condannato a pagare una multa di 500 dollari cui si aggiungeranno le spese processuali. Stollsteimer fu del tutto scagionato. Proprio quel 9 di marzo del 2004 usciva Pawn shoppe heart, il secondo album in studio della sua band, il disco di maggior successo. Con noi a Jailhouse Rock è stato Giancarlo Visitilli, professore di lettere a Bari, autore della rubrica In cattedra su Repubblica di Bari e del libro E la felicità, prof? (Einaudi, 2012).
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