Il 15 marzo 1961 al Bell Auditorium della città di Augusta era programmato un suo concerto. Questo concerto tuttavia non si tenne mai. Pare che la notizia gli arrivò da un messaggio fattogli pervenire da alcuni studenti del Paine College, che si trova a pochi isolati dall’Auditorium. Venne a sapere che il suo concerto sarebbe stato segregato: da una parte i bianchi, nella comoda platea immediatamente di fronte al palco, e da un’altra i neri, sugli spalti. Disse all’organizzatore dell’evento che ciò non aveva senso e che l’unica segregazione che poteva averne era quella inversa: il popolo nero più vicino a lui e i bianchi più lontani. L’organizzatore non voleva saperne e insisteva che il concerto fosse segregato. “Fammi causa, io non suono”, gli disse. E non suonò. Il promoter gli fece causa e Ray Charles la perse. Dovette pagare una salatissima multa e fu bandito dal suo Stato natale, la Georgia. Ci sono voluti ben diciotto anni. Il 7 marzo del 1979 lo Stato della Georgia gli ha chiesto scusa. Lo ha invitato all’Assemblea Generale, in una cerimonia a ricordo delle battaglie per i diritti civili. Ray Charles si è seduto al pianoforte e ha cantato la sua famosissima versione di Georgia on my mind, il brano che pochi giorni dopo, il 24 di aprile di quell’anno, per volere unanime dell’Assemblea, è diventato l’inno ufficiale della Georgia.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
La Negra, come veniva chiamata, la voce dell’America Latina, l’indimenticabile ‘cantora popular’. Arrestata e poi costretta all’esilio dalla dittatura militare argentina, non ha mai smesso di cantare le sue canzoni di lotta, giustizia sociale, resistenza. Il concerto che le valse l’esilio, che il 20 ottobre 1978 la vide arrestata assieme al suo pubblico per aver cantato in coro canzoni proibite, resterà nella storia dell’Argentina.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
C’è chi, nel mitico Hotel California, ha riconosciuto la prigione di Norco. Era questa l’interpretazione di uno dei ministri di culto che in quella galera californiana usano andare a salvare le anime poco pie. Pare che il soprannome dell’istituto penale di Norco diffuso tra i detenuti fosse proprio Hotel California. D’altronde prima di essere una galera quel luogo era effettivamente un hotel di lusso, il Norconian Resort Supreme. C’è anche chi ha sostenuto che la canzone ricordi in modo autobiografico l’esperienza carceraria di uno degli Eagles. Tutte fandonie. In realtà – come ha spiegato Don Henley, storico batterista del gruppo – la prigione con quella canzone non c’entra nulla. Glenn Lewis Frey e Don Henley, i due fondatori della band, hanno entrambi avuto avventure giudiziarie. E con il carcere, in qualche modo, ha avuto suo malgrado a che fare anche Randy Meisner, bassista degli Eagles fino al 1977 dopo una militanza musicale con i Poco. In galera, in verità, non ci è andato lui ma Lewis Peter Buddy Morgan, che dal 1988 fino al 1997 – per quasi dieci lunghi anni – si era spacciato per Meisner in giro per locali e club. Voleva fare una vita da rock star. E così venne arrestato nel febbraio ‘98 ad Emeryville e portato nella prigione di St. Quentin per scontare ben sedici mesi di prigione. Una volta uscito, riprese la sua farsa come se niente fosse. Fino al 2006, quando venne ribeccato a usare il falso nome di Randy nella città di Reno, nel Nevada. In passato aveva anche tentato di fingersi Don Henley. Ma con Randy aveva più chance di essere creduto per evidenti motivi di somiglianza fisica.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
Le porte della percezione, i Doors, uno dei più grandi gruppi rock di sempre. Jim Morrison, morto in circostanze mai del tutto chiarite, condannato per oltraggio al pudore e poi graziato postumo dallo Stato della Florida. A parlare di questo grande gruppo ai nostri microfoni sono stati Nicola Di Bari, che nel 1970 cantava Dammi fuoco (Light myfire), e Davide Van De Sfroos, che più volte ha omaggiato dal vivo il gruppo californiano.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
Parigi, durante gli anni dell’occupazione nazista, veniva considerata come una sorta di centro ricreativo, luogo di riposo e di svago dai soldati che volevano donne, alcol e tanta musica. Il jazz era una musica assai popolare. Ma, orrore!, era la musica della peggiore contaminazione razziale. I nazisti ritenevano che mettesse insieme il peggio dei neri e degli ebrei. Era una musica vietata. Si rischiava di essere spediti in un campo di concentramento se solo si veniva sorpresi ad ascoltare una registrazione jazz. Ma il jazz svagava i soldati in cerca di divertimento. Si decise così che si poteva suonare, ma solo rispettando delle rigide regole naziste. Imposizioni che Django Reinhardt doveva seguire quotidianamente. Era tra i più noti musicisti jazz di Parigi. Ma quando i nazisti gli chiesero di effettuare una tournée in Germania, decise di scappare. Più volte tentò di attraversare il confine con la neutrale Svizzera. Il 24 novembre del 1943 venne arrestato da guardie svizzere e rispedito indietro. Il Paese dà rifugio agli ebrei e ai prigionieri politici, gli dissero. Non agli zingari. Con noi a Jailhouse Rock è stato Elton Kalica, autore del libro “La pena di morte viva” (Meltemi Editore).
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
Lo scorso dicembre ha organizzato una serata di note e di lotta al Teatro San Raffaele di Roma. Una serata a più voci, con grandi musicisti del jazz italiano. Una serata dal titolo “Jazz fuori Casa”, che ha coinvolto anche il mondo del cinema. Una serata a sostegno della Casa Internazionale delle Donne, che rischia lo sfratto dalla Giunta comunale. A parlare della sua musica e di molto altro, Nicky Nicolai è stata oggi con noi a Jailhouse Rock.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
Il più grande chitarrista di sempre secondo la rivista Rolling Stone, la chitarra elettrica non sarà mai più la stessa dopo di lui. Una carriera breve ma intensissima, stroncata dalla morte a ventisette anni, che lo vede in quel Club 27 insieme a troppi altri artisti vissuti solo fino a questa età. Per evitare il carcere, Jimi Hendrix si arruolò nell’esercito, dal quale fu cacciato alla prima occasione.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
È tristemente nota la vicenda che ha portato in carcere Bertrand Cantat, fondatore del gruppo. Nel luglio del 2003, litiga violentemente con la sua compagna, l’attrice Marie Trintignant, figlia del famosissimo attore francese Jean-Louis Trintigant. È una lite di gelosia. Lui la colpisce, lei cade per terra, sbatte più volte la testa. Lì per lì ci fanno meno caso di quanto avrebbero dovuto. Forse i due vanno anche a dormire. Fatto sta che i medici vengono chiamati varie ore dopo la lite. La mattina del 27, una domenica, la scoperta è tremenda. Marie Trintignant è in coma. Morirà pochi giorni dopo. Con noi a Jailhouse Rock Maria Soler, componente della piattaforma International trial Watch, ha parlato del processo davanti al Tribunal Supremo di Madrid agli indipendentisti catalani.
ASCOLTA O SCARICA LA PUNTATA |
|
|