Il 21 febbraio 2012, nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca, le Pussy Riot cantano la loro preghiera punk. Invocano la liberazione da Vladimir Putin, che pochi giorni dopo tornerà ai vertici del potere. Oggi due ragazze del gruppo che hanno preso parte alla protesta sono ancora in carcere per scontare una condanna a due anni di reclusione. Una di esse, Nadia, è stata mandata in una prigione della Siberia dopo che aveva portato avanti uno sciopero della fame per denunciare le condizioni di detenzione in Russia. Con noi a Jailhouse rock Raffaella Ruggiero, madre di Cristian D’Alessandro, imprigionato in Russia assieme ad altri attivisti di Greenpeace per un blitz di protesta contro una piattaforma della compagnia russa Gazprom.
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Il 14 settembre del 2004, a tre anni dall’attentato alle torri gemelle, Yusuf Islam, che un tempo firmava i suoi album con il nome di Cat Stevens, venne arrestato dalla polizia statunitense dopo che il volo 919 della United Airlines proveniente da Londra e diretto a Washington fu dirottato dalle autorità di sicurezza americane verso il Maine, nell’aeroporto di Bangor. Gli altri 279 passeggeri, dopo quattro ore di incertezza e di paura, ripresero la rotta per Washington. Si stava recando negli Stati Uniti per partecipare a un convegno organizzato dall’Islamic Association of North America. Fu trattenuto una notte in cella a Bangor, interrogato e rispedito a Londra. Il suo nome era in una watch list, in una lista nera di persone fiancheggiatrici o finanziatrici del terrorismo di matrice islamica, quello di Al Qaeda. Alcuni sospetti, nessuna prova. Ma erano sufficienti i primi affinché gli si impedisse di mettere piede in America. Fu invocata la sicurezza nazionale, senza che alcun reato gli fosse imputato. “Con tutto il rispetto per Cat Stevens”, affermò Colin Powell, allora segretario di Stato del presidente Bush, “è in una watch list e non può entrare negli Stati Uniti”. Il portavoce della segreteria di Stato, Garrison Courtney, sostenne che vi erano ragionevoli e molteplici prove del suo coinvolgimento in attività terroristiche. Esse però non sono mai state mostrate, né sono divenute oggetto di un processo. A Jailhouse rock con noi in questa puntata Moni Ovadia.
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In seguito a un’incursione della polizia a Redlands, la tenuta di Keith Richards, il padrone di casa fu arrestato insieme a Mick Jagger per aver violato la normativa contro la droga. Una festa tra amici portò a un processo famoso per le proteste che suscitò nel mondo della musica e tra la gente in generale. In un notissimo editoriale, The Times sostenne che si volevano comminare condanne esemplari a esponenti dell’ambiente trasgressivo per antonomasia. Il rock andava contro i valori costituiti e i valori costituiti reagivano. Con noi a Jailhouse rock Michael Pergolani, storico conduttore radiofonico e non solo, che la scorsa settimana al Salone dell’Editoria Sociale si è esibito in un reading su Keith Richards e che ha vissuto a lungo il rock londinese dalla capitale britannica negli anni ’60 e ’70.
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Il 19 febbraio del 1982, poco dopo le tre del pomeriggio, Ozzy Osbourne scoprì all’improvviso di dover fare una grande pipì. Era uscito dal suo albergo a San Antonio, nel Texas, per scattare un po’ di fotografie. Si appartò e trovò un sasso che gli sembrava adeguato allo scopo. Era completamente vestito da donna. La moglie gli aveva nascosto i vestiti per impedirgli di uscire a comprare dell’alcol. Ma la cosa non lo aveva trattenuto. Aveva indossato quelli di lei e si era allontanato ugualmente dall’albergo nel quale i due alloggiavano. Si era scolato una quantità non indifferente di cognac. Purtroppo quel sasso non era un sasso qualunque: era l’Alamo, il simbolo dell’indipendenza texana. “Se pisci sull’Alamo allora pisci sullo Stato del Texas”, pare gli disse il poliziotto che arrestò lo storico cantante dei Black Sabbath.
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Il gruppo rock francese dei Noir Désir è stato un gruppo di protesta, fortemente impegnato. Ha suonato un rock alternativo, con evidenti influenze punk. Il leader del gruppo Bertrand Cantat è autore di testi che guardano fortemente alla letteratura, alla poesia, di cui è grande amante e conoscitore. La storia di Cantat ha colpito l’intera Europa. Una tragedia avvenuta esattamente dieci anni fa. L’attrice Marie Trintignant, figlia del famosissimo attore francese Jean-Louis, nel luglio del 2003 si trovava a Vilnius per lavoro. A quel tempo era da circa un anno e mezzo la compagna di Cantat. Lui la raggiunse per stare con lei. La sera del 26 luglio i due litigarono nella stanza dell’albergo dove alloggiavano. Una lite di gelosia. Litigano violentemente, lui la colpisce, lei cade per terra, sbatte più volte la testa. Ma ci fanno meno caso di quanto avrebbero dovuto. Forse vanno perfino a dormire. I medici vengono chiamati varie ore dopo la lite. La mattina del 27, una domenica, la scoperta è tremenda. Marie Trintignant è in coma. La portano in un ospedale lituano dove la sottopongono a due interventi al cervello. Ma è evidente che non ci sia più nulla da fare. Evidente al punto che la famiglia sceglie di riportarla in Francia con un volo privato per farla morire nel suo Paese. Il primo di agosto del 2003, infatti, a 41 anni la donna muore in una clinica vicino Parigi. Bertrand Cantat è condannato a otto anni di carcere per omicidio. Il prossimo 18 novembre uscirà un album del musicista assieme al suo nuovo gruppo, i Détroit. L’album si chiama Horizons ed è stato anticipato dal singolo Droit dans le soleil.
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Nel novembre del 1976 fu arrestato davanti ai cancelli di Graceland, la villa di Elvis Presley a Memphis. Voleva entrare, ma il re del rock non voleva riceverlo. Se Jerry Lee Lewis non è mai stato in carcere per la nota storia della moglie ragazzina che tanti problemi ha causato alla sua carriera, lo è stato invece per questo episodio, uno dei più famosi dell’aneddotica rock. Dietro le sbarre, nella stessa galera, due giorni prima era stato suo padre, allora quasi ottantenne, e vi era appena uscito. Era stato arrestato per guida in condizione di ubriachezza. Buon sangue non mente. Oggi Jerry Lee è al suo settimo matrimonio. Con noi, in questa puntata a lui dedicata, Beppe Carletti, storico fondatori dei Nomadi, grande gruppo italiano che festeggia il suo cinquantennio di vita. Carletti ha prodotto Matthew Lee, giovane e scatenato pianista nostrano che ha aperto concerti del gruppo e che si ispira a Jerry Lee Lewis.
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La Negra, come veniva chiamata, la voce dell’America Latina, l’indimenticabile ‘cantora popular’. Arrestata e poi costretta all’esilio dalla dittatura militare argentina, non ha mai smesso di cantare le sue canzoni di lotta, giustizia sociale, resistenza. Il concerto che le valse l’esilio, che il 20 ottobre 1978 la vide arrestata assieme al suo pubblico per aver cantato in coro canzoni proibite, resterà nella storia dell’Argentina. A Jailhouse rock con Massimo Bubola, grande autore della canzone italiana e collaboratore di Fabrizio De André, abbiamo ricordato che la tortura non è esistita solo in America Latina e abbiamo parlato delle sue canzoni di denuncia sociale, tra le quali l’instant song dedicata a Federico Aldrovandi.
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Prima puntata della nuova stagione di Jailhouse rock, da quest’anno anche su Radio Articolo 1, la web radio della Cgil! A Jailhouse rock raccontiamo infatti storie di musica, di carcere e di lavoro. Anche la storia di oggi parte da un lavoratore. Un alacre lavoratore. Un instancabile lavoratore. Uno che non perdeva certo tempo a pettinare le bambole. Ne aveva di cose da fare il detective Norman Clement Pilcher. Ne aveva di persone da arrestare. Era considerato un vero duro, il detective Pilcher. Il duro detective Norman Clement Pilcher, della squadra narcotici di Sua Maestà britannica, non amava i ragazzi con i capelli lunghi che si drogavano. Come tutti i poliziotti duri, utilizzava metodi non proprio legali. Poteva contare su una squadretta di informatori che si infiltrava nei quartieri della Londra beat. Iniziò ad arrestare i miti del rock a uno a uno: Donovan, Brian Jones, Keith Richards, Eric Clapton, Mick Jagger. E ben due su quattro di loro, John Lennon e George Harrison. I favolosi Beatles, cui è dedicata questa prima puntata della stagione di Jailhouse rock. Era un duro, il detective Pilcher. Ma dei duri è bene diffidare. Troppo spesso nascondono qualcosa di marcio. Non sono quasi mai puliti fino in fondo. E l’irreprensibile sergente Pilcher, quello che amava metter manette e comparire sui tabloid, l’8 novembre del 1972 venne a propria volta arrestato. L’accusa era quella di aver ostacolato il normale corso della giustizia. Davanti a un giudice, aveva testimoniato il falso. Aveva spergiurato. Il processo durò quasi un anno. Nel settembre ‘73 il sergente fu condannato a ben quattro anni di carcere. Più di quanti ne abbiano scontati collettivamente tutti i rockers da lui arrestati nella sua carriera. Anche Paul McCartney ha avuto disavventure giudiziarie. I tre quarti dei Beatles sono dunque in un modo o nell’altro finiti dietro le sbarre. Il solo Ringo Starr non ha avuto questa esperienza. Chissà che non ne senta la mancanza. A Jailhouse rock con noi Ricky Gianco, che nel 1963 è andato a Londra a incontrare i Beatles e che ha inciso cover in italiano della mitica band.
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